venerdì 4 luglio 2014

Lei che in 16 mesi non lo ha mai preso in braccio

Ha iniziato a venire quando Tommy ha compiuto 5 giorni. Un'ora alla settimana, con poche eccezioni estive, si è seduta ad osservarci, attenta e silenziosa. Italiana per pura coincidenza, si sta specializzando in psicoterapia in un'università che richiede baby observation di un anno e mezzo.
Lo ha guardato crescere, e attraverso i suoi occhi mi sono accorta anch'io di tutte le piccole conquiste che ogni lunedì stupivano lei.
Ci ha guardati allattare, ci ha seguiti al parco, è stata un'ora in penombra a vederlo dormire; si è sporcata di pappe spruzzate, lo ha seguito gattonare per la casa.
Non lo ha mai preso in braccio. Poche regole molto chiare: non poteva toccarlo, né essere lasciata sola con lui.
Settimana dopo settimana ha occupato con discrezione uno spazio a cui io e Tommy ci siamo abituati.  Lui sotto un riflettore benevolo, io poco a poco incuriosita dal riflesso che mi rimandava di noi.
Oggi l'abbiamo salutata, e quel piccolo Bye Bye di cui Tommy va molto fiero è stato intenso, dolce e commuovente: gesto tangibile del tempo che è passato.
Gli ha lasciato due libri scelti con cura, uno per oggi uno per quando sarà più grande.
Che i figli crescono è evidente e scontato.
Il fatto che lo facciano davvero, giorno per giorno, è qualcosa di meraviglioso.
Grazie a Barbara che mi ha ricordato, una volta alla settimana, la fortuna sfacciata e la meraviglia di avere un bimbo che mi cresce tra le mani.

giovedì 3 luglio 2014

Sono due ma mi sembrano tanti, son caduti e non crescono più

Se reagisco così alla dipartita dei denti da latte c'è da farsi domande serie e preoccupate su come reagirò alla comparsa del ciclo.
Ho capito perché nel libro di Peter Pan, su cui vi ho già ammorbato, di lui si ripete in più punti che ha ancora i suoi denti da latte. Non è un dettaglio da poco. Quei dentini, tondi e lievi come l'infanzia, danno a tutta la faccia la rotonda leggerezza di quel tempo. Quando cadono cambia tutto, e quando ricrescono ancora di più. Non me ne ero mai resa conto finché l'altro giorno a Olivia sono caduti entrambi quelli sopra.
E ora c'è quel buco nel mezzo: questo vuoto che si riempie poco a poco. La prima infanzia alle spalle, tutto quel che seguirà deve ancora prendere le misure per farsi avanti.
Olivia mi ha regalato qualche giorno di pura pre-adolescenza, che visti i 6 anni mi inquieta assai in previsione dei tempi a venire. E' stato come se lei stessa avesse accusato il colpo di un passaggio necessario, emozionante eppure proprio per queste caratteristiche spaventoso. Qualche giorno di piccole regressioni, come a voler ricordare a noi quanto a se stessa che sì, qui si sta crescendo, ma non aspettiamoci mica che avvenga di colpo.
C'è qualcosa di simbolico e potentissimo in quel buchetto in mezzo alla faccia, quel gradino incongruo che inizia a dare alle loro bellezze il carattere e le imperfezioni delle bellezze adulte. E loro, i nostri figli, seduti lì con le gambe a penzoloni su quel buco, lo sanno che è una soglia di passaggio, un buchino che sarà sempre più grande. 

venerdì 13 giugno 2014

Parto da qui. Oltre i bimbi nascono le idee.


Al primo sono arrivata ingenuamente preparata e l'ho sfangata. Con l'entusiasmo della novellina e il supporto biologico di un corpo under 30. Un'infarinata di yoga, tanta fiducia basata sul nulla, il fermo rifiuto di avere un ago nella schiena (perché sono una pavida, non certo per certezze ideologiche) e, con ogni probabilità, una gran botta di culo. "Possiamo rifarlo" ho detto a un marito che ancora si stava riprendendo dallo shock.
Al secondo, 5 anni dopo, sono arrivata corazzata. Terrorizzata dalla fama della sanità inglese mi sono presentata in ospedale fermamente convinta che più facevo da sola maggiori erano le possibilità di cavarmela. E questa è stata una benedizione perché in effetti da soli ci hanno lasciati un bel po'.
Come ho già detto altrove, essere fortunate è essenziale. Ma essere preparate lo è di più.
Sono sempre stata un filino accentratrice, inutile negarlo. Precocemente sicura che le cose a volerle vedere fatte bene sia il caso di farsele da soli: questo lato di me non ha mai contribuito granché a rendermi simpatica, e però si è fatto perdonare tutto alla nascita di entrambi i miei figli.
E' stato questo loro arrivare dal nulla della mia pancia a farmi mettere in discussione radicale me stessa. Ero io qui ad accoglierli. Poteva andargli peggio, ok, ma francamente anche parecchio meglio. Una più sicura, o che almeno sapesse da che parte girarsi, non sarebbe stato difficile trovarla.
Preparata non lo ero e lo avrebbero scoperto presto. Avrebbero forse apprezzato trovare molta buona volontà e parecchia fiducia. E il primo pezzo di strada insieme lo avremmo fatto nel canale dentro di me.

mercoledì 21 maggio 2014

Un'invidiabile collezione di piani B



Elaborare progetti mi viene alquanto bene. E anche a vederli sfracassare contro il muro non me la cavo mica tanto male.
Se elaborare piani B fosse una competenza vendibile sarei milionaria. 

mercoledì 7 maggio 2014

Pensavo fosse un post sponsorizzato invece era un calesse



Ogni volta che leggo post sponsorizzati su blog a cui sono affezionata provo sensazioni miste, come se un amico cercasse di vendermi qualcosa. E però sarebbe assurdo pretendere che non si faccia mai, tanto più che a volte vengono fuori cose anche carine.
Non mi sono mai fatta domande su me e i post retribuiti, semplicemente perché la relazione era inesistente e confidavo fosse destinata a rimanere tale. Mi è sempre parso assolutamente evidente che questo blog non avesse alcuna velleità, possibilità né interesse commerciale, per cui quando un tale gentile Filippo mi ha contattata per una piccola collaborazione promozionale sono rimasta abbastanza sorpresa. E non era nemmeno uno di quei diffusissimi geni del marketing che ti propongono collaborazioni gratis come se scrivere di loro fosse quasi un favore. No, l'offerta era precisa, circoscritta e onestamente retribuita.

Io che poetica non sono


Giuro per i miei denti da latte 

giuro per il correre e per il sudare
giuro per l’acqua e per la sete
giuro per tutti per i baci d’amore
giuro per quando si parla piano la notte
giuro per quando si ride forte
giuro per la parola no
e giuro per la parola mai e per l’ebrezza giuro,
per la contentezza lo giuro.
Giuro che questa terra non sta per finire
giuro che io sento a volte una gioia così grande,
giuro che la gioia esiste, che esiste e io la sento,
e giuro che non mi lascerò intristire
da nessun piagnucololso profeta,
da nessun artista che mercanteggia col dolore,
da nessuno che scorrazza nel sangue e me lo spiega
da nessun imbonitore con le sue parole soffocanti.
Giuro che io salverò la delicatezza mia
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco,
salverò il poco e il niente il colore sfumato,
l’ombra piccola
l’impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme,
il niente dentro quel seme.
Perché da quel niente nasce ogni frutto.
Da quel niente
tutto viene.

sabato 26 aprile 2014

Peter Pan. Che poi non è mica un libro per bambini.














A casa mi prendono in giro, e ne hanno ben donde. Il sabato sera ci facciamo pizza e film, e quando tocca a Peter Pan, il che capita ossessivamente spesso perché ai bambini si sa piace ripetere, io mi commuovo ogni volta. Ogni singola volta. Mi entra sempre dentro quel sorriso sospirato con cui il padre chiude il film: "Che strano, ho l'impressione di averlo visto anch'io quel vascello...tanto tempo fa...quando ero bambino." Mi fa pensare al mio papà, di cui persino Olivia un giorno mi ha detto che dentro era ancora bambino. (Testualmente: "Siamo stati tutti bambini ma poi crescendo molti se lo dimenticano." "Molti mamma, ma non il nonno Guido.")
Tra i film Disney resta senz'altro uno dei miei preferiti, ha sacrificato meno poesia di altri lungometraggi alle necessità del grande schermo.
L'originale però è un piccolo capolavoro di delicatezza terribile, molto più stratificata della vulgata Disney, e mi spiace averlo scoperto solo ora.
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