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giovedì 3 luglio 2014

Sono due ma mi sembrano tanti, son caduti e non crescono più

Se reagisco così alla dipartita dei denti da latte c'è da farsi domande serie e preoccupate su come reagirò alla comparsa del ciclo.
Ho capito perché nel libro di Peter Pan, su cui vi ho già ammorbato, di lui si ripete in più punti che ha ancora i suoi denti da latte. Non è un dettaglio da poco. Quei dentini, tondi e lievi come l'infanzia, danno a tutta la faccia la rotonda leggerezza di quel tempo. Quando cadono cambia tutto, e quando ricrescono ancora di più. Non me ne ero mai resa conto finché l'altro giorno a Olivia sono caduti entrambi quelli sopra.
E ora c'è quel buco nel mezzo: questo vuoto che si riempie poco a poco. La prima infanzia alle spalle, tutto quel che seguirà deve ancora prendere le misure per farsi avanti.
Olivia mi ha regalato qualche giorno di pura pre-adolescenza, che visti i 6 anni mi inquieta assai in previsione dei tempi a venire. E' stato come se lei stessa avesse accusato il colpo di un passaggio necessario, emozionante eppure proprio per queste caratteristiche spaventoso. Qualche giorno di piccole regressioni, come a voler ricordare a noi quanto a se stessa che sì, qui si sta crescendo, ma non aspettiamoci mica che avvenga di colpo.
C'è qualcosa di simbolico e potentissimo in quel buchetto in mezzo alla faccia, quel gradino incongruo che inizia a dare alle loro bellezze il carattere e le imperfezioni delle bellezze adulte. E loro, i nostri figli, seduti lì con le gambe a penzoloni su quel buco, lo sanno che è una soglia di passaggio, un buchino che sarà sempre più grande. 

venerdì 13 giugno 2014

Parto da qui. Oltre i bimbi nascono le idee.


Al primo sono arrivata ingenuamente preparata e l'ho sfangata. Con l'entusiasmo della novellina e il supporto biologico di un corpo under 30. Un'infarinata di yoga, tanta fiducia basata sul nulla, il fermo rifiuto di avere un ago nella schiena (perché sono una pavida, non certo per certezze ideologiche) e, con ogni probabilità, una gran botta di culo. "Possiamo rifarlo" ho detto a un marito che ancora si stava riprendendo dallo shock.
Al secondo, 5 anni dopo, sono arrivata corazzata. Terrorizzata dalla fama della sanità inglese mi sono presentata in ospedale fermamente convinta che più facevo da sola maggiori erano le possibilità di cavarmela. E questa è stata una benedizione perché in effetti da soli ci hanno lasciati un bel po'.
Come ho già detto altrove, essere fortunate è essenziale. Ma essere preparate lo è di più.
Sono sempre stata un filino accentratrice, inutile negarlo. Precocemente sicura che le cose a volerle vedere fatte bene sia il caso di farsele da soli: questo lato di me non ha mai contribuito granché a rendermi simpatica, e però si è fatto perdonare tutto alla nascita di entrambi i miei figli.
E' stato questo loro arrivare dal nulla della mia pancia a farmi mettere in discussione radicale me stessa. Ero io qui ad accoglierli. Poteva andargli peggio, ok, ma francamente anche parecchio meglio. Una più sicura, o che almeno sapesse da che parte girarsi, non sarebbe stato difficile trovarla.
Preparata non lo ero e lo avrebbero scoperto presto. Avrebbero forse apprezzato trovare molta buona volontà e parecchia fiducia. E il primo pezzo di strada insieme lo avremmo fatto nel canale dentro di me.

martedì 1 aprile 2014

Ingombranti come genitori




Spostarsi di lato, quando il figlio è settato sul mood "provoca l'avversario finchè non vedi uscire fumo dalle orecchie", è l'unica cosa che funziona e quella più difficile. Siccome di fumo dalle orecchie qui, in passato, ne è uscito parecchio, so di cosa parlo.
Siamo presenze ingombranti, ammettiamolo. Alti almeno il doppio di loro, deteniamo il potere assoluto su ogni cosa si faccia, si mangi, si veda e si compri in casa. Facciamo cose ai loro occhi inspiegabili e parliamo lingue complesse senza nemmeno la garanzia di articolare cose sempre del tutto coerenti. Diciamo parole che a loro è vietato ripetere.  Siamo strati e strati di azioni e pensieri che ci portiamo addosso senza nemmeno saperlo più e di cui loro invece percepiscono con chiarezza la confusione senza saperne dare conto. Dobbiamo essere abbastanza spaventosi.
A pensarci bene, hanno anche le loro ragioni a cercare di farci sbroccare. Credo sia lo stesso principio per cui da più piccoli prendono un gioco e lo sbattono con forza sul pavimento fino a spaccarlo in due: vediamo cosa c'è dentro. Solo che ora a dover essere sezionate sono la testa e l'anima della mamma.

mercoledì 26 marzo 2014

Un animale con la B? Bambi!

Ultimamente qui è tutto un disegnare alberi: occupano tutto il foglio, hanno radici calcate e profonde, rami che si stendono verso il cielo e chiome folte, tonde e verdissime. C'è tutta la mia bimba lì dentro,  con quell'equilibrio e entusiasmo per la vita che l'adolescenza, lo so, metterà a dura prova e però oggi è uno spettacolo immenso.
Lei è un individuo centrato. Ama quello che fa e le persone con cui lo fa. Adora la scuola e persino suo fratello. Sta lì, come un alberello in mezzo a quel foglio che occupa in ogni direzione: radicata e proiettata al futuro. Con un ottimismo e una fiducia inattesi per chi mostri di averne afferrato pure troppo, come si vide già altrove e ancora
I pensieri glieli vedo ancora scorrere sottopelle, senza quei filtri che, impacciata come ogni madre la costringerò a creare. Li vedo sfrecciare avanti e indietro tra la vita e la morte come se fossero i binari su cui scorre ogni gioco. Senza che la sua fiducia traballi, me li propone con parole inaspettate nelle situazioni più impreviste.
E' nella vasca da bagno con l'acqua che le cola sulla faccia che mi dice di aver scritto una poesia:
"Lacrime del tempo
lacrime del tempo
cosa sei?
Sei un mondo di allegria
tutti son contenti grazie a te
è il tempo che passa
e noi siamo contenti
Lacrime del tempo"
E' in cucina che mi aiuta a preparare la tavola che si premura di informarmi delle sue certezze:
"Mamma io so che i morti sono in un posto dove sono felici per la vita che hanno avuto. Per essere morto devi aver vissuto, no?"
Mi informa anche di avere deciso: quando io morirò lei si ucciderà. Ecco, benché toccata da tanta abnegazione, ho dirottato cortesemente l'offerta ricordandole che nel frattempo ci saranno i suoi amori e i suoi amici, magari anche i suoi bambini, certo qualcosa o speriamo anche qualcuno per cui valga la pena rimanere.

C'è stato qualcosa di fondamentale per lei nel vedere un fratello arrivare dal nulla: una presa di coscienza serena quanto lucida dell'inizio e della fine di tutti noi.
I bambini sono esseri perfetti, si dice, siamo noi che poi li roviniamo.
Mi sa che è vero.

martedì 19 novembre 2013

Come fu che diventai una casalinga (senza nemmeno alcolizzarmi)


Il confronto mamme a casa/mamme che lavorano sul cancello di scuola mi fa sempre pensare alla lotta femminile nel fango: si sfidano a colpi di vite e manicures dalla perfezione sospetta, guardandosi a vicenda con dissimulata sfida e malcelato senso di superiorità. Come se a lottare nel fango fossero solo le altre.
Si compatiscono a vicenda: le une dolenti per quei poveri bambini che non hanno mai la mamma a casa, le altre per quei poveri bambini che ce l'hanno sempre intorno.
Quelle che non lavorano fanno le rappresentanti di classe con piglio manageriale inondando di email e organizzando coffee mornings, che credo siano ormai una tortura in uso a Guantanamo.
Quelle che lavorano rispondono ad un'unica mail in tutto l'anno. Generalmente la più inutile, ma non lo sanno perché le altre non le hanno mai lette.
Entrambe fanno una fatica bestiale a tenere insieme i pezzi di una vita che comunque è per tutte inevitabilmente di corsa, che sia per prendere la metro o sul tappetino della palestra in fondo è irrilevante.
Io sto nel mezzo: rifiutandomi di sentirmi davvero una mamma a casa, ma obiettivamente del tutto sprovvista di una prospettiva realistica di lavoro a breve termine e, stranamente e a sorpresa, della voglia di trovarmelo.

mercoledì 6 novembre 2013

Misterioso come un figlio bilingue

Non si cresce in un luogo, si cresce in una lingua (cit); si diventa gli adulti che saremo poco a poco, grazie al lavoro silenzioso e inafferrabile di sfumature e intonazioni. Mentre impariamo a parlare impariamo a pensare, e quello che diciamo quando iniziamo a parlare è un precipitato sempre unico delle persone e delle relazioni in cui abbiamo imparato a comunicare.
Ci penso molto e molto spesso oggi, quando Tommy si gira verso di me con aria tra l'interlocutorio e l'inquieto se mi sente parlare in inglese (dagli torto, con l'accento che mi ritrovo!) o mentre vedo la mia bimba incastrarsi tra l'italiano di casa e l'inglese della vita fuori con piccole acrobazie da funambola.

venerdì 18 ottobre 2013

La calma sospetta di quando sembra funzionare

Perchè ora, per ora, sembra proprio funzionare... Lei lo guarda con amore, è proprio il caso di dire, fraterno. Ha smesso ormai da tempo di mostrare insofferenza verso quei momenti in cui io sono senza scampo dedicata a lui. Averli ridotti al minimo e sdrammatizzati al massimo pare abbia funzionato. Gli parla piano piano; se lo coccola senza più quell'irruenza che forse mascherava anche un po' di rabbia.
Ero pronta al peggio, memore soprattutto del tempo in cui tessevo piani criminosi alle spalle di mio fratello appena nato. Non ricordo che mi abbia mai ispirato molta tenerezza. Anzi, in tutta onestà ricordo bene di averlo cordialmente detestato. Sarà l'orgoglio di essere guardata sempre come una divinità, che lui attende speranzoso e accoglie ogni volta con sguardo adorante e meravigliato; sarà il fatto che ormai era l'unica tra i suoi amici a non avere un fratellino; come che sia, semplicemente, temevo peggio.

martedì 15 ottobre 2013

Si impara poco a poco, a lasciarli andare.

Estate 2013

I 5 anni non sono affatto banali. Credo che anzi siano lo step più impressionante, dopo i primi passi. Almeno da un punto di vista fisico. E io, in tutti i sensi, non ci sto dietro. 
Qui si tolgono rotelle e cadono incisivi (per fortuna senza che le due cose siano connesse) con grande disinvoltura. Sua, non certo mia, che a ogni piccolo passo verso il suo essere grande ho le vertigini.

mercoledì 9 ottobre 2013

Svezzamento: Italia-Inghilterra ai calci di rigore

Settembre 2013
Il quadro è stato chiaro fin da subito, quando in ospedale mi hanno dato le istruzioni per occuparmi del cordone ombelicale. O meglio, quando NON me le hanno date, dato che qui vige la regola che il cordone si arrangia da solo e non richiede maneggiamenti. Meno che mai disinfettanti, garze e compagnia. Si staccherà quando sarà il suo momento e tu devi solo avere il buon senso di tener pulita la zona. O più semplicemente il bambino.
Gli inglesi fanno le cose un tantino diversamente da come vengono fatte in Italia. Le loro code geometriche alle poste fanno sospettare che le facciano meglio, eh, ma convengo anch'io che le cure di un neonato siano un argomento più complesso.

venerdì 27 settembre 2013

Tu partorirai con dolore. Tiè!

  © http://mammamiami.wordpress.com
Sono 7 mesi che volevo parlare del parto. Ma una specie di pudore mi bloccava: aggirarsi nella blogosfera giurando e spergiurando che si debba possa partorire senza dolori inenarrabili e senza interventi medici di sorta non aiuta a farsi delle amiche. Poi ho trovato questa iniziativa: MAMME CHE SE AVESSERO SAPUTO AVREBBERO FATTO MEGLIO, che raccoglie i racconti di quello che è d'aiuto sapere prima.
Quindi mi aggrego all'istante e il post sul parto che vi ho risparmiato per 7 mesi ve lo propino ora.

La mia tesi è semplice. E anche espressa con eleganza: 'fanculo i medici del secolo scorso che hanno medicalizzato anche le nuvole, 'fanculo gli attuali operatori del settore che solo da poco hanno scoperto che forse favorire le cose naturali aiutava ma si son guardati bene dal favorirle davvero e 'fanculo pure le insegnanti dei corsi preparto che ancora spacciano il training autogeno come una cosa intelligente.

lunedì 23 settembre 2013

Sempre sola mai da sola. Quel tempo libero che suona sempre occupato

La vera fregatura quando si diventa mamme non è quello strato sui fianchi che non si stacca neanche col machete. No, non è neanche il nuovo rapporto col pulito, che da quando Tommy è passato alle pappe è una categoria che si è ampliata in maniera inquietante. Se hanno solo una macchia i miei pantaloni sono puliti, no?
Il vero lato oscuro della maternità è un altro e si chiama "tempo libero". Quello che se sei una mamma a casa tutti suppongono tu abbia a profusione.
Se poi hai l'oltraggioso lusso di qualcuno che ti pulisce la casa...ecco allora perchè non hai ancora iniziato a studiare il russo per leggerti guerra e pace in originale?

giovedì 13 giugno 2013

La quadratura del figlio

Acc si è svegliato alle 6.30! No troppo presto...poi vuole dormire quando Olivia fa colazione ed è tutto un casino..vieni qui nel lettone, sì proprio come ho sempre detto non avrei mai fatto... una bella abitudine altamente raccomandata da tutti, soprattutto Tracy Hogg (sempre sia lodata), ma almeno ti fai un altro pisolo fino all'ora in cui la giornata può iniziare veramente.
Pronti via. Tommi è già sveglio mamma? Gira Tommi verso di me così mi guarda mentre faccio colazione. Sposta la sdraietta in bagno che mi guarda mentre lavo i denti. Mettilo in camera mia così mi vede che mi vesto. Una routine in vetrina.

lunedì 10 giugno 2013

Un giorno, un biberon

"No, io proprio non ho mai allattato. Ho preferito il biberon fin da subito, non volevo che dipendesse sempre e solo da me." Così la mia amica tedesca, campionessa del rendersi la vita facile e comoda. Della serie perchè prendere la metro quando puoi fermare un taxi? E non è una battuta.
"Io adoravo allattare, tutto il tempo che voleva, quando voleva.. non ho mai contato i pasti e per me è stata la cosa più bella del mondo. Un po' mi è spiaciuto quando ho smesso." E la bimba aveva due anni compiuti. Così una cara amica italiana, che un po' invidio per la sua capacità di godere tanta intimità esclusiva senza considerarla un peso.
Come sempre, ognuna di noi mette in scena una maternità diversa. Che non si può né condannare né preferire: come certi vestiti, stanno bene ad alcune e non ad altre. Tutto sta a saper scegliere cosa sta bene a noi insieme ai nostri bambini.
A me è piaciuto allattare, con quella voluttà di dolcezza un po' animale che è vedere il piccolino nutrirsi da te, di te. Ho passato il balzo di crescita dei 3 mesi con un certo senso di conquista, che chiudere i battenti così presto mi sarebbe dispiaciuto. Mi sono goduta ogni momento di quella testolina pelata contro il petto e quegli occhioni grandi a guardarmi; ogni volta felici e sorpresi di ritrovarmi lì sopra. E certo, come ogni fase della loro vita che si chiude, pensare che fosse arrivato il momento mi lasciava un certo amaro in bocca. Poi un giorno c'è stato un click. Il click delle sue nanne sempre più corte, dei pasti che erano tornati ad essere 8 a 4 mesi compiuti, degli orari non più troppo prevedibili che mi sembravano complicare l'esistenza molto più a lui che non a me. Ho avuto la percezione, sottile e molto chiara, che semplicemente avrebbe preferito dormire, in molti di quei momenti, piuttosto che svegliarsi per mangiare, appisolarsi ancora finendo col non fare bene né l'una cosa né l'altra.

martedì 21 maggio 2013

Ingegneria del sonno #1


Non posso continuare a infestare il suo blog per dire quello che penso. E lei ha promesso di venire a difendermi, a dire che sì forse sono un poco presuntuosa ma tutto sommato simpatica. Quindi adesso ne parlo, del sonno. O meglio ne inizio a parlare, che il tema è lungo e il tempo poco.

Io faccio parte di quelle mamme che quando il tema è il sonno dei bebè è meglio stiano zitte. E pure un po' in disparte. Quelle di cui si legge spesso "Mentono!", mentre io vorrei scatenare squadre di hacker distruttivi contro tutti i blog in cui leggo questa idea.
I miei due figli, semplicemente, dormono. E, vorrei dire, hanno sempre dormito. Ma non è proprio così.

domenica 12 maggio 2013

Balzi di crescita AKA Ma perchè non ti avvisano prima!?!

E proprio quando gongolavo soddisfatta di avere un bambino prevedibile e ragionevole, quando mi dicevo che ormai le cose avevano ingranato e tutto sommato non andava tanto male...zaaac! Il pupo è impazzito.
Fino al giorno prima mangiava le sue 7 volte al giorno ad orari che lui aveva stabilito e sembravano piacergli dato che non li cambiava mai. Dormiva un sonno ragionevole, nella sua culla, chiamando per mangiare e riaddormentandosi subito dopo. Così io, se proprio volevo, potevo dannarmi e crucciarmi per le cose mie, quei piccoli dettagli tipo l'assoluta mancanza di prospettive lavorative, ma spendevo solo energie buone per stare dietro a lui. Che anzi se la rideva di gusto mostrando una promettente inclinazione al buon umore.
Poi, dal nulla, la follia.

giovedì 2 maggio 2013

Gestirne 2 e vivere felici (o almeno provarci) #1

30 Marzo 2013

Occuparsi di allargare la famiglia prendendo le misure perchè stiano tutti comodi non è banale. Abbandonarsi alla scuffiata emotiva ed ormonale del primo figlio te lo puoi proprio scordare: ci vuole presenza, fisica e mentale, costante. Dal primo giorno. Una diplomazia cavouriana e la concentrazione di un ninja.
Un fratellino sarà anche uno dei bagagli migliori per affrontare la vita, ma all'inizio, va detto, è una grande scocciatura.

martedì 23 aprile 2013

Le mamme intorno

5 anni fa: il mio primo vero incontro-scontro con altre mamme. Quelle che non ti scegli, ma con cui necessariamente condividi pezzi di vita significativi: due notti in ospedale, la strada per l'asilo, l'attesa durante l'ora di ginnastica. Quelle che in alcuni casi fortunati diventano buone compagne di strada, magari anche di strade molto lunghe, ma che più spesso sono uno specchio (di gomma!) contro cui rimbalzano le nostre difficoltà e debolezze o su cui risplendono i nostri piccoli successi. Perché il confronto, anche per la meno competitiva del mondo, è cosa umana e del tutto inevitabile. Non fosse altro perché potenzialmente istruttivo.
Ricordo bene le prime 3 mamme con cui ho condiviso il mio primo tempo da mamma: ovviamente le mie compagne di stanza in ospedale. Oggi, che ho partorito il secondo figlio in Uk, benedico questo popolo un po' sbrigativo ma tanto efficiente, che se tutto è andato bene ti rispedisce a casa dopo 8 ore.
(Salvo poi mandarti un'ostetrica a domicilio ogni 5 giorni per almeno 3 volte. E continuare a monitorare te, il tuo bambino e pure il tuo umore con controlli periodici. Ma questo è un altro tema.)
Quelle prime 3 mamme incarnavano 3 categorie che ho poi scoperto essere tra le più diffuse che avrei trovato sulla mia strada.

giovedì 18 aprile 2013

Ceci n'est pas un Mummy-Blog

Google image

Mi è costato un certo sforzo concedere spazio nel mio ultimo post a quella cosa che assomiglia tanto alla felicità, dato che scrivere per lagnarmi, alla fine, mi diverte molto di più. 
Nei giorni seguenti poi, pensando ai temi che mi riguardavano più da vicino ma non volendo parlare di parto, allattamento, ingegneria del sonno e compagnia bella, ho finito col non parlare affatto. Non era il tempo a mancare, quanto l'ispirazione o forse più la voglia di ammorbarmi e ammorbare il prossimo con temi da mamma. Come se la mia vita di questi tempi potesse comprenderne altri!?
E invece proprio qui casca l'asino e viene il bello. Perchè certo molto spazio per altre cose non ne resta, in questi primi mesi: ed è bene ricordarsi che può essere questo il loro bello.

lunedì 11 marzo 2013

Moving from "my child" to "my children"


E' già passato quasi un mese e ovviamente e banalmente sembra ancora ieri. 
Ma se continuo a voler evitare di convertirmi al mummy-blog aspetto 10 anni prima di riprendere a scrivere...

lunedì 28 gennaio 2013

Sunny side up


Si erano guardati bene dal dirmelo, e gliene sarò sempre grata, che là per là sul momento non sarebbe stato molto utile sapere che mia figlia era girata nel modo meno agevole per scivolare fuori dalla mia pancia.
Qui in the UK hanno dato a questi bambini dei nomi anche poetici, nati "sunny side up" o "stargazer" (letteralmente osservatori di stelle); forse per addolcire il fatto che quando escono con quel loro musino rivolto all'insù semplicemente ti spaccano (non specifico cosa). Ma la sostanza non cambia: la natura, quando tutto va bene, te li fa arrivare non solo a testa in giù ma anche con il volto rivolto verso il basso. Diversamente, sono ca**i tuoi.
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