martedì 23 aprile 2013

Le mamme intorno

5 anni fa: il mio primo vero incontro-scontro con altre mamme. Quelle che non ti scegli, ma con cui necessariamente condividi pezzi di vita significativi: due notti in ospedale, la strada per l'asilo, l'attesa durante l'ora di ginnastica. Quelle che in alcuni casi fortunati diventano buone compagne di strada, magari anche di strade molto lunghe, ma che più spesso sono uno specchio (di gomma!) contro cui rimbalzano le nostre difficoltà e debolezze o su cui risplendono i nostri piccoli successi. Perché il confronto, anche per la meno competitiva del mondo, è cosa umana e del tutto inevitabile. Non fosse altro perché potenzialmente istruttivo.
Ricordo bene le prime 3 mamme con cui ho condiviso il mio primo tempo da mamma: ovviamente le mie compagne di stanza in ospedale. Oggi, che ho partorito il secondo figlio in Uk, benedico questo popolo un po' sbrigativo ma tanto efficiente, che se tutto è andato bene ti rispedisce a casa dopo 8 ore.
(Salvo poi mandarti un'ostetrica a domicilio ogni 5 giorni per almeno 3 volte. E continuare a monitorare te, il tuo bambino e pure il tuo umore con controlli periodici. Ma questo è un altro tema.)
Quelle prime 3 mamme incarnavano 3 categorie che ho poi scoperto essere tra le più diffuse che avrei trovato sulla mia strada.
Mi avevano portata in camera da poco più di un'ora: appena riemersa dallo shaker della sala parto e dalla confusa decompressione delle prime ore con la mia piccolina. Dei sei letti nella stanza solo 2 erano occupati. La bionda accanto alla finestra, quella con l'aria inspiegabilmente fresca e riposata, me la ricordavo dalla sera prima. Eravamo entrate in ospedale insieme verso le 20.00. Il suo bimbo, mi dice, è nato alle 22. La mia alla una e mezza. Del pomeriggio del giorno dopo.
Lei era LaMamma-che-è-tutto-facile. 
L'altra ragazza con la faccia incazzatissima guardava, rigorosamente senza prenderla in braccio, una bimba nella cullina che urlava indemoniata. Avrebbe passato i seguenti due giorni impegnata nelle seguenti attività: lamentarsi del dolore, lamentarsi della bimba che piangeva, lamentarsi dell'assenza di latte. Se fosse stata un cavallo avrei optato per la soppressione, e la tentazione di un cuscino in faccia non mi è del tutto passata al terzo giorno. Semplicemente, emetteva lamenti più o meno verbali ma continui, rigorosamente senza prendere troppo spesso in braccio la bambina. Di fronte alle ostetriche che le spiegavano come la piccolina avesse bisogno di conforto e di stimolare il seno per produrre il latte lei opponeva un fermo lamentosissimo rifiuto: non la voleva viziare. LaMamma-che-si-rende-tutto-difficile.
Io in mezzo a queste due, cercavo la mia via. Concentrata principalmente sul tagliare il mondo fuori per capire quale fosse.
Compito reso molto arduo dall'arrivo del terzo soggetto: LaMamma-che-è-tutto-difficile. "Ma a me un figlio isterico mi doveva capitare?!" la sento dire, con tono di voce da perforare i timpani, cercando senza molto successo di attaccare il figlio al seno. La suoneria del suo cellulare fa ancora parte dei miei incubi peggiori.

Che le cose per la prima mamma fossero facili non è un mistero: era al terzo figlio. Maneggiava il piccolino con una disinvoltura che io mi sognavo, terrorizzata com'ero di storcere un braccio o lasciare cadere. A riprova che un po' di esperienza non guasta per facilitarsi le cose.
Le altre due erano come me: stessa fascia di età, totalmente alle prime armi. Ma ai loro occhi ero io l'aliena: quella serena nonostante la lacrima facile, la cui figlia non piangeva, con montata lattea efficace prima di lasciare l'ospedale. "Ma come fai?" Mi è stato chiesto. A me!? Che sono andata in bagno, sono svenuta e sono venuti a ripescarmi dopo 15 minuti?? Che mi sento morire di fronte all'immane cosa che mi ritrovo tra le braccia!? Però era vero: sembrava che a me le cose venissero facili.

E' difficile per tutti. E come tutte le cose difficili se manca l'esperienza per semplificarle, bisogna fare due cose: prepararsi, e poi avanzare con calma. Sono questi due elementi che a me sembrano mancare spesso in molte mamme intorno a me e in molti post che leggo sotto l'egida dell'ormai famoso Comitato Liberazione Mamma. E se la colpa è di qualcuno non è certo di quelle mamme. 
A me all'inizio è andata bene per mille motivi e senza nessun merito (le ombre sono venute dopo, per strade diverse che non erano quelle della mia bambina), principalmente perché pur senza esserlo credevo di essere pronta. Ho creduto di essere pronta perché da sempre amo leggere e qualche pagina sensata, tra i tanti manuali pratici, mi è passata per le mani. Ho creduto di essere pronta perché ho avuto la fortuna di incappare in una maestra di yoga che mi ha dato dritte intelligenti su come gestire il travaglio e stimolato il desiderio di avere un parto da ricordare.
Mi sono sentita pronta perché ho la benedizione di un marito e di una mamma che mi hanno fatto, ognuno a suo modo, il nido intorno: senza un consiglio, un'interferenza, lasciandomi il tempo e lo spazio di connettermi con la mia bambina.

C'è una sapienza originaria che si riattiva nel diventare mamma. SE la si lascia riattivare. Se noi pretendiamo che ci venga lasciato il tempo di riattivarla, o se qualcuno intorno a noi, più saggio di noi o semplicemente già scottato, ci mette nelle condizioni perché questo accada.
E non è il diritto all'epidurale; non è il corso su quelle 4 regole per un buon allattamento; non è la tecnica per respirare; non è Tracy Hogg e non è Estivill. E' qualcosa che viene da dentro: come l'istinto, o in mancanza di quello almeno il buon senso.

Oggi immagino le mie compagne di stanza scrivere post da linkare al Comitato Liberazione Mamma. E sorrido, di un sorriso molto amaro. Perché molti post (NON TUTTI) che leggo mi trasmettono lo stesso senso di disinformata disorganizzazione che avvertivo intorno a loro. E se è vero che uno sfogo fa sempre bene  e condividere è salvifico, va benissimo e l'ho fatto anch'io (qui per esempio), è anche vero che fermarsi ad ascoltare se stesse e il proprio bambino, darsi il tempo di capire, è un primo passo essenziale che a me sembra mancare molto, troppo spesso.


22 commenti:

  1. Esco dall'ombra per scriverti il mio apprezzamento per questo ottimo post, con argomentazioni che condivido.
    La mia fatica è derivata da tanta solitudine, ma poi ce l'ho fatto perché sono riuscita, con un po' di aiuto, a riattivare la consapevolezza che tanto mi aveva aiutato fino al dopo parto e che era stata tacitata.
    Grazie!

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    1. Grazie robin, bello ritrovarti! Abbiamo avuto esperienze molto simili.. X fortuna la consapevolezza si può sempre riattivare! :-)

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  2. Che bel post. Anch'io ho partecipato a questa inizaitva, ho pubblicato oggi il mio post. Ho partorito il mio primo bimbo nel '91, quando pc e web erano un mondo lontano e le mamme blogger non esistevano!

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    1. Grazie! Adesso vado a leggerti. Io ho avuto la prima nel 2008 ma ignoravo del tutto blogs e affini..peccato, un po' di rete anche solo virtuale non avrebbe guastato. Alla prossima!

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  3. grazie del tuo contributo (pubblicato) why, anche se non sono del tutto d'accordo con te. L'angoscia che prende a volte è davvero incontrollabile, e non serve prepararsi e nemmeno fare un passo alla volta. Anzi,forse quanto più ci si è preparate tanto più si resta sconvolte di fronte alla crisi. Morna

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    1. Grazie Morna. Sono completamente d'accordo con te che l'angoscia con i sentimenti ambivalenti che l'accompagnano sia incontrollabile. Condivido in pieno l'attenzione per il sentirsi dannatamente sole che spesso contraddistingue il tempo con i neonati.
      Quello che non condivido, come ho cercato di mostrare in questo post, è lo stress a priori. Per esempio: leggo post e commenti di mamme che si lamentano dei figli che non dormono ma poi ammettono anche di avere la casa piena di gente/averli tenuti svegli a meno di un mese per regolare il giorno e la notte (sic)/non tenerli troppo in braccio a 10 giorni per paura di viziarli e altre simili amenità. Ecco, per queste ultime tipologie io francamente suggerirei piuttosto un comitato di liberazione neonato. Un conto è sentirti sopraffatte dalle emozioni (e sono la prima ad avere avuto molte debolezze in tal senso), altra cosa è gestire le cose pratiche di un neonato contro ogni buon senso e poi stupirsi che lui non sia un angioletto. Spero di essermi spiegata e di non suonare nè polemica nè giudicante perchè davvero non è mia intenzione. Alla prossima!

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    2. Secondo me dopo sei mesi non riesci a dormire più di due ore di fila sragioni, fai e dici cose che normalmente non faresti.
      E poi aggiungo che a volte "purtroppo" non si è così sole, io spesso ho dovuto litigare con il mio compagno che sosteneva che sono i bambini che devono adattarsi ai ritmi dei grandi, non viceversa e invitava gente a casa e voleva uscire tutte le sere come prima.
      Per non parlare dei parenti invadenti.

      Quando ho iniziato a dargli un minimo di routine infatti è cambiata la situazione radicalmente, ma ci ho messo sei mesi. In quei sei mesi ero nervosa e insopportabile, oggi con il senno di poi lo riconosco e rivedo in tante mamme quello stato di isteria che alimenta un circolo vizioso che descrivi tu.
      Però non è semplice, tu sei stata brava e anche fortunata ad avere avuto intorno persone che non ti hanno messo i bastoni tra le ruote.

      Dall'altra parte ci sono genitori che ti dicono che loro i figli li hanno da subito portati in giro senza problemi, che hanno da subito dormito 12 ore (un neonato che non mangia per 12 ore?? Mah!!), che non hanno mai avuto una difficoltà, non si sono mai ammalati, non hanno mai rinunciato a nulla, mai un capriccio, niente come non averli. Ecco, magari sono persone positive ed è vero, ma è meglio passare l'idea che crescere figli sia una passeggiata oppure la verità?

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  4. Why.... ti scrivo bene domattina, davanti alla nostra tazza di caffè. .. intanto ti dico che questo post avrei voluto scriverlo io., quasi interamente. Chissà che non ci riesca.

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    1. ..."C'è una sapienza originaria che si riattiva nel diventare mamma. SE la si lascia riattivare. Se noi pretendiamo che ci venga lasciato il tempo di riattivarla"...
      quanto mi risuonano queste parole e tutto questo post. Anche per me tanta amarezza nel leggere alcuni dei post dell'iniziativa di liberazione. E anche in quella dicotomia molto popolare tra "noi e le altre" quelle che mentono, quelle che è stato tutto culo.
      Si forse è culo aver avuto un ambiente circostante di calma, supporto, amore, chiamiamolo culo se vogliamo. Però così non avanziamo tanto.

      Mi hai fatto ripensare al periodo del parto, a quanto è stato diverso per me (in Olanda) rispetto a quello che conoscevo delle mie amiche in Italia. Io a casa nel giro di 24 ore, a causa di nascita con ventosa, altrimenti sarebbe stato in giornata. La notte in ospedale è stata la notte più brutta di tutta la mammitudine, era nata una famiglia ed io mi ritrovato sola con un batuffolo che ancora non osavo... avevo una paura... Poi l'assistenza domiciliare che in Olanda è di 8 ore al giorno per almeno 5 giorni. Forse ne scriverò

      Mi permetti di copia-incollare parti di questo post? HO cercato la tua email per scriverti ma non l'ho trovata...

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    2. Buongiorno cara. Non chiedermelo neanche, se metti il link puoi citare quello che vuoi e mi fa solo piacere.
      Hai ragione, manca bottone della mail..che genio che sono! Whymumwhy@gmail.com
      Buona giornata e a prestissimo con più calma anche x me

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  5. POvero cucciolino quello li... chissa' ora come sta :"(

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  6. Li avevo incontrati dopo qualche mese e non avevano l'aria molto pacifica..ma chissà!

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  7. Brava, brava, brava!!! bellissimo post!! in perfetto accordo con te!Ci vuole GIUSTA informazione, e qualcuno che ci aiuti a tirar fuori il nostro Istinto Materno, solamente lasciandoci sole con i nostri bebè appena nati, che sono la nostra l'ombra delle nostre emozioni.
    A presto!

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    1. Grazie!
      E' proprio quello il problema..ci vuole qualcuno che ci lasci in pace. E non tutte le mamme, le suocere, i mariti e i parenti hanno questa delicatezza...
      A presto

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  8. Bel post, davvero...anche se vorrei spezzare una lancia a favore di quelle mamme che non sanno da subito come comportarsi,cosa è meglio fare, quelle in cui l'istinto materno non scatta immediatamente o forse viene censurato dalla paura di sbagliare. Quelle che si, a 10 giorni si sono sentire dire: "sei matta? Guarda che prendono subito l'abitudine se li prendi in braccio eh?! Poi ti ritroverai con 12 kg di bambino,quando crescerà,che ti vuole stare sempre addosso!" Ed hanno avuto paura di sbagliare. Allora tu,che i bambini li hai sempre amati ma mai cresciuti, ti chiedi se non stai facendo del male a te o a lui...la gente continuava a dirmi cosa fare e cosa non fare,come allattare,quanto,perché...c'è stato chi mi ha detto "allattalo al seno per 3 anni come ho fatto io" e chi mi ha detto di smettere dopo un mese, "altrimenti ti rovini il seno e non puoi stare a dieta" (vabbè, gli estremisti ci sono sempre). C'è stata chi mi ha detto: "fallo piangere fino a che non si sanca" (ipotesi che non ho mai preso in considerazione) e chi mi ha detto "portalo addosso sempre con te". Ora è passato un mese, io è P. ci ci siamo capiti e lui ora sa la differenza tra giorno e notte perché lo abbiamo scoperto insieme, senza che lui abbia subito traumi o io mi sia trasfonrmata nella Franzoni. Mi sono fatta grandi passeggiate sola con il mio bimbo,abbiamo dormito pancia a pancia,l'ho guardato negli occhi e l'ho cullato per ore,ho ascoltato il suo pianto,ho capito che non mi stava rimproverando ma mi stava chiedendo qualcosa,mi stava dicendo che qualcosa non andava. Solo così sto imparando chi è P.,ho iniziato a prenderlo in braccio quando capisco che ha bisogno di me,anche solo per essere tranquillizzato,anche se poi vengo guardata male da altre mamme. Sto acquisendo sicurezza e ora so che quello che serve al mio bimbo viene prima dei giudizi della gente. Solo allora ho deciso che se P. e io siamo stanchi non è importante che vengano a trovarci gli amici (anche se onestamente non ho mai avuto casa piena di gente........). Io ho imparato e sto imparando ad amarlo e rispettato per quello che è e non per quello che i manuali mi hanno detto che dovrebbe essere. Però se all'epoca fosse intervenuto un COMITATO DI LIBERAZIONE NEONATO sì, magari me lo avrebbero portato via gridando "chi è questa incompetente" e così lo avrebbero privato di una mamma che lo adora e che ha fatto e sta facendo di tutto per dargli la vita più bella che si possa desiderare. Questo per cosa? Per libeararlo da una madre impacciata e spaventata a pochi giorni dal parto? Non so se ne sarebbe valsa la pena,non so se è un'ipotesi che regge...sono d'accordo con un commento che ho letto qui sopra: secondo me per creare una routine ci vuole tempo. Ora noi stiamo lentamente creando la nostra e io sto lottando contro tutti per liberarmi dai preconcetti, dagli schemi generalizzati ed ascoltare, al limite,il buon senso non solo mio ma anche delle mamme che si sono guadagnate la mia fiducia. Ma sempre con il beneficio del dubbio,anche per loro...tengo la mente aperta per non rischiare di perdere preziosi suggerimenti ma non prendo i dettami per oro colato. Mettersi in dubbio comunque può servire a migliorarsi...scusa se mi sono dilungata ma mi sono sentita chiamata in causa da alcuni passaggi ;)

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    1. Ciao MammaBia, benvenuta. Grazie di essere passata a leggermi.
      Innanzitutto il comitato liberazione neonato voleva essere una boutade un po' sarcastica...spero si sia capito. E al limite io mamme e neonati vorrei liberarli davvero, ma dalle ingerenze invadenti, saccenti e non sempre sagge che gli rovinano i primi preziosi giorni insieme.
      Nelle cose che descrivi siamo passate tutte senza eccezione. La mia voleva essere una riflessione sulla calma necessaria ad affrontare un neonato. Calma che è difficile che una mamma abbia immediatamente, com'è ovvio, e che le donne intorno a lei purtroppo (come tutti i consigli che tu citi dimostrano) non sempre hanno la sensibilità di trasmetterle.
      Come dici tu: tieni la mente aperta e non prendere i dettami per oro colato. Sarà una splendida avventura! Alla prossima!

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  9. fantastico questo post...un pòo' credo ci siamo sentite prese in considerazione tutte-
    .

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  10. Grazie e benvenuta! Ma sì, le mie compagne di stanza forse erano casi persino un po' caricaturali, ma tutte noi, io per prima, portiamo dentro di noi alcuni di questi elementi...
    La chiave immagino sia avere il culo e la saggezza di riconoscerli per tempo.
    Alla prossima!

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  11. che bello...è proprio quello che penso anch'io. C'è bisogno di tante informazioni scientifiche da digerire e dimenticare, per lasciarsi andare all'istinto con un bagaglio che ci consenta di avere dei salvagente nei momenti in cui a stare a galla senza un sostegno proprio non ce la facciamo. bellissima anche l'iniziativa...come non partecipare?! :)

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  12. credo che la tua teoria sia giustissima. Ci vuole TEMPO per connettersi. E ci vuole un contorno che te lo lascia fare, aiutandoti solo se richiesto. Quando arrivano gli altri a riempirti di dubbi, a dirti che sbagli, oppure quando non hai un minimo aiuto per staccare due minuti allora però è tutto molto ma molto difficile.

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    1. Molto molto moooolto difficile, purtroppo concordo.

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