lunedì 6 febbraio 2012

Elucubrazioni di cinema e libertà

Lungi da me anche solo provare a recensire un film, un po' di idee rimescolate guardando The duchess però le voglio scrivere. Film in costume, e nemmeno dei più riusciti, tutto dedito a dipingere le inquietudini protofemministe (e inevitabilmente frustrate) di una nobile fanciulla arguta, incarnata dalla pur bella ma mono-espressiva Keira Knightley che qualsiasi cosa accada arriccerà in quel modo tutto suo il bel nasino e noi sapremo che il momento è denso. Di qualsiasi cosa, ma pur sempre denso. Non un film particolarmente avvincente, senza infamia senza lode in verità, e tuttavia assai pressante e dal tema necessario a parer mio. Molto meno settecentesco e di maniera di quanto sembri.


È un film sulla libertà, nella vita in generale e all'interno del matrimonio in particolare, che come ricorda la protagonista in una delle scene più pretenziose "è un assoluto. Non si può essere più o meno liberi, o lo si è del tutto o non lo si è affatto."
L'intreccio la vede giovane sposa di belle speranze unita al bello e silenzioso duca di Devonshire che alla moglie non chiede che due cose: fedeltà e un erede, come ai suoi cani. Lei non solo appende al chiodo il desiderio che scopre femminile ed infantile di avere un dialogo con lo sposo, chiude tutti i possibili occhi sulle infedeltà del marito e sforna eredi a profusione, tutte femmine invise al padre, ma si trova pure a dover accettare la presenza di un'altra donna tanto nel letto del marito quanto sotto il tetto coniugale.
Alla sua proposta di contrattare la propria accettazione del nuovo ménage à trois in cambio di indulgenza verso i sentimenti che nutre per il bel Charles Grey ottiene solo scherno e prevedibile rifiuto. Ora, non sorvoliamo sull'ingenuità della vicenda: ma doveva proprio ufficializzare la cosa!? Non poteva semplicemente farsi i fatti suoi segretamente?! No non poteva: eroina un poco naive ma molto radicale.
(tra poco parlo di come finisce il film, chi non lo avesse visto può saltare alle mie elucubrazioni nel prossimo paragrafo)
La sua relazione con Grey si rivela subito quanto di più romantico, passionale e profondo si possa desiderare ma ovviamente non è gradita al marito, che la costringe a una scelta semplice semplice...o Grey o i figli (sì nel frattempo il maschio è pervenuto). Lei si dibatte, per un poco indulge alla fantasia di darsi alla fuga con l'amante, ma si accorge ben presto del famoso pezz'e core. E torna a casa dai figli. E dal marito. E dalla di lui concubina (non senza aver dato alla luce e consegnato ad altri la figlia dell'amato).
Prigioniera in casa propria, la lasciamo malinconicamente splendida ad una festa dove ha seguito il consorte desideroso di sfoggiare in pubblico un'unione serena, a 3 ma pur sempre pacifica.

Ora, non mi interessa la disparità ritrita tra l'indulgenza storicamente famosa verso i tradimenti di lui e l'intransigenza per quelli di lei. E neppure condivido l'idea che si tratti di trama settecentesca e come tale da tenere a distanza. La duchessa condivide molte cose con la mia amata Bella-Farmacista, e la lotta di entrambe nella rinuncia esce ben fortificata. Se il suo matrimonio ci parla certo di un'epoca di intrighi e contratti coniugali, non per questo ci parla meno di molte relazioni tristemente codificate dei giorni nostri. Rischio che corriamo in molte, con consapevolezza variabile.
C'è qualcosa di perverso nel mito del matrimonio che gli anni e le tradizioni hanno filtrato fino a noi (me) e io dubito assai che il ruolo del marito come lo intende il duca sia del tutto scomparso dai nostri orizzonti benché stemperato e intelligentemente camuffato.
C'è una quota molto maschile in un atteggiamento pragmatico e concreto, che non indulge a fantasmi ed abissi. E non è una quota solo settecentesca. Quanta libertà è data nel matrimonio? E non parlo di libertà di tradire o andare altrove. Libertà come spazi propri e stanze tutte nostre.
Personalmente, amo un uomo che è nato per fare il padre e il marito, che non mi metterebbe in discussione nemmeno sotto tortura, ma so anche che gli abissi non sono ben visti qui intorno. Ci sono giorni in cui questa è la nostra forza, ma ci sono stati tempi in cui è stata la nostra crisi.
Keira arriccerebbe il naso in quell'espressione che è il picco massimo della sua recitazione.

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