martedì 18 settembre 2012

Cose che Londra ti ruba: la prima elementare.



La scuola è ripresa da due settimane e finalmente ho individuato l'elemento mancante: il primo giorno di scuola. Quello delle emozioni che leggo sui vostri blog, quello degli sguardi solenni e speranzosi sotto capelli per una volta in ordine e sopra grembiulini col nome ricamato (si usano ancora?). Il rito di passaggio che dietro la tenerezza con cui li si accompagna porta con sé un salto importante e definitivo: dall'età del gioco all'età delle cose serie. Riconosciuto e celebrato con i dovuti fasti.
Qui in UK questa cosa non esiste. E io sto cercando di capire se e come sarò in grado di farne a meno.
La nursery trascolora tra i 3 e i 4 anni in una terra di mezzo chiamata pre-reception, a sua volta seguita da quella che affrontiamo noi quest'anno, la reception. Ma qualcuno poteva avvisarci che le cose si fanno così serie? Tra i due e i 4 anni i bambini imparano, rigorosamente giocando e cantando, tutte le lettere dell'alfabeto. Adesso ci si aspetta che imparino a leggerle insieme. Nonché riconoscere le varie regole inglesi: con quella logica inafferrabile per cui OO si legge U, U si legge spesso A mentre la A può avere mille sfumature.
La felicità di vedere O così allegra, serena e ricettiva durante gli anni scorsi mi ha fatta trovare impreparata a questo salto; a questo nuovo anno in cui sì, si gioca certo, ma quando si è finito il work. Quando tutti hanno finito il work. Fino a quel momento silenzio e concentrazione.
Le prime due settimane sono state un mezzo trauma: forse più per me, lo ammetto. La stanchezza che la seguiva fuori da scuola mi appariva come un carico inspiegabile e ingiustificabile, mentre mi ripetevo come un mantra che però la scuola saprà quel che fa.

A me non importa che a 4 anni legga libri per bambini di 6. A me importa che sappia farsi degli amici; notare che un compagno piange e portargli un fazzoletto; mi importa che non abbia amicizie simbiotiche e esclusive in cui noi femmine siamo maestre, ma che sia aperta al mondo. Che sappia che tanti buoni amici sono più importanti di un migliore amico. Mi importa che si accorga se qualcuno resta indietro, in disparte o in difficoltà. E sono convinta che le competenze emotive e sociali vengano prima non solo in ordine di importanza, ma anche in ordine di sviluppo. Ci sono cose che non si imparano da grandi.
Poi guardo gli inglesi, il loro senso civico innato e la cura con cui difendono tutto ciò che è pubblico considerandolo bene di tutti e non, come in Italia, terra di nessuno. E mi dico che non possono essere troppo cattivi. Competitivi, forse; che se speri che tuo figlio vada a Cambridge devi iniziare a scegliere gli asili buoni. Ma poi chi ha detto che a Cambridge ci debbano andare per forza?
Come altre volte nella vita mi chiedo se andare al proprio passo, con qualche incursione controcorrente, sia raccomandabile. Soprattutto se al mio passo e a volte controcorrente mi porto per mano una figlia.
Che si sa, sbagliare scelte per sé è più sostenibile che sbagliare quelle per i propri figli.

E allora, mentre rimpiango l'assenza della vera 'prima elementare' e leggo con un pizzico di invidia i blog di altre mamme alle prese con quel rito magico che è il primo giorno, mi ripeto che riuscirò a darle strumenti importanti e utili anche se intorno si parla un'altra lingua e si fanno cose seguendo un'altra logica. Sperando che le due lingue e le due logiche sappiano fondersi in qualcosa di unico che solo Olivia, bimba italiana in uniforme inglese, saprà riconoscere e far risuonare.




10 commenti:

  1. Com e ti capisco. A me e' anche mancato il primo giorno di asilo con grembiulino immacolato..e a gennaio ci tocca un "assessment" per essere accettati alla pre-prep sotto casa! Ma cosa c'hanno da valutare su una microbimba di 3 anni??
    Ma e' il sistema e per loro vogliamo il meglio....

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  2. Ah gli assessments! Mi viene l'orticaria.. Comunque secondo me valutano i genitori, non i bambini. ciao!

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  3. Si', hai ragione anche se per me, l'anno scorso, il primo giorno di reception , l'ho avvertito cme un primo giorno di scuola. Forse me lo sono cucito addosso come tale: uniforme, scuola nuova per noi provenienti dall'Italia, lingua nuova, amici nuovi...tutto nuovo, tutto era il PRIMO GIORNO.
    Condivido il fatto che i bambini devono a questa eta', prepararsi ad essere delle brave perosne piu' che degli studiosi, e soprattutto insegnare loro la passione e la curiosita' per le cose, piu' che le nozioni...ma purtroppo (o no?)il sistema inglese punta molto anche e soprattutto sui risultati, fin da subito supercompetitivo e super meritocratico. Il fatto di aiutare gli altri e chi rimane ndietro, e' una bella favola che spesso la scuola si vanta di promuovere e poi e' la prima a tradire. In classe il gap fra chi va e chi resta indietro aumenta nei giorni e nei mesi e spesso anche logisticamente si tende a definirlo( nei banchi si sta seduti fra bravi a 4 o a 6, e in altri fra meno bravi), come possono migliorare i bambini s e non sono seguiti a casa? le maestre continuano a fare il loro e vanno...Io non lavoro e non ho mai lavorato in Uk, ma a quanto sento non e' che gli inglesi brillino per aiutare e stare vicini ai colleghi.
    Io a mio figlio glielo insegno, ma con un occhio costante a non perdersi, perche' difficilemnte trovera' qualcuno che lo prendera' per mano e lo aiutera', qui in Uk.Sono troppo negativa?




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    1. Ciao! mah, io non mi riferivo tanto all'aiutare gli altri accademicamente, era più un discorso di sensibilità aperta, di attenzione alle persone e non solo alla performance.
      se i bambini tornano a casa e trovano genitori che li pressano per fare i compiti senza mai chiedere se c'è qualcuno che ha avuto un problema, che è rimasto in fondo alla fila o cose così, difficilmente impareranno a notare queste cose da soli. e questo vale in UK come in italia. il grosso problema qui è la corsa costante, il fatto che le scuole si piccano di essere buone "perchè sono sempre almeno 6 mesi avanti sul curriculum nazionale" o balle simili. è la corsa accademica che spero di risparmiare alla mia bimba; mentre al contempo, certo, non voglio nemmeno che sia l'unica che si ferma a raccogliere i fiori mentre tutti gli altri corrono... insomma, confido riusciremo a trovare la cara vecchia via di mezzo...
      a presto! un abbraccio

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    2. Ah, questo è un tema che mi tocca da vicino, dato che le mie figlie hanno appena subito (e stanno ancora subendo) il 'trauma' del cambiamento da scuola italiana a scuola inglese. Peraltro a scuola avanzata, dato che una è entrata in Y4 (provenendo da una 2 elementare) e l'altra in Y8. Ho trovato parecchie differenze, anche se è ancora presto per poter giudicare. Però ho notato anche io questa 'corsa accademica' e un po' mi spaventa... Quanto al primo giorno, anche se diverso dal primo dei primi, noi l'abbiamo vissuto eccome!!!

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  4. Non sapevo di questa cosa, ho imparato qualcosa di nuovo, eh beh sai certe tradizioni chiamiamole cose credo che mancano. Comunque penso che la tua bimba non abbia avuto problemi, un abbraccio.

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    1. Grazie! Sì in effetti lei è stata piuttosto contenta, i compagni sono gli stessi e la maestra l'aveva già vista... mah, penso sia tutto più difficile per me che per lei!

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  5. Ah che tristezza! Io mi sono al primo giorno della mia bimana all'asilo una settimana prima! Che bello l'inserimento! Siamo partiti baldansosi prestissimo e tutti e quattro! Foto su foto! Insomma un momento da ricordare! Non so' se di questi momenti ne potrei fare a meno! Forse per necessità si. Ma cercherei di celebrarli lo stesso! Magari in un'altra maniera!

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    1. Ma sì, il primo giorno di asilo è qualcosa di specialissimo per tutti...ti capisco!
      E' il passaggio alla prima elementare che qui manca. Nel senso che nella stessa scuola in cui fa l'asilo passi più o meno gradualmente agli anni successivi, con un ordine tutto diverso da quello italiano. L'asilo dura meno, iniziano a leggere e scrivere a 4 anni e non c'è una cesura ufficiale con la scuola primaria. Mah, sono strani questi inglesi!

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