giovedì 27 febbraio 2014

A tutte le nostre madri, imperfette, rabbiose, insopportabili, magnifiche. (cit.)


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Uno dice "fantasy" e la metà di noi storce il naso, dichiara candidamente di non essere un appassionato del genere o semplicemente (e comprensibilmente) non spreca il poco tempo che riesce a ritagliare per i libri su storie di orchi, elfi e draghi verdi. Lo capisco.

E però in questo caso insisto e punto i piedi: leggere Silvana de Mari dovrebbe essere obbligatorio. Alle medie e al liceo, quando nutrirsi di temi etici attraverso storie appassionanti può fare la differenza nella crescita di un individuo; ma anche in età adulta, quando la capacità di leggere tra le righe i temi essenziali si è affinata e quella di lasciarsi trasportare da una storia coinvolgente è più difficile da soddisfare.
Quando leggere libri scritti bene non dovrebbe bastare più e vanno pretesi anche contenuti pensati bene (cosa che, a mio parere, manca nel 99% dei bestsellers degli ultimi anni. Scritti divinamente ma che a riassumerne storia e temi portanti bastano 3 righe e 4 minuti- fine della nota polemica).
Prima medico chirurgo, poi psicoterapeuta, volontaria in Etiopia, blogger profonda: gli ingredienti perché Silvana de Mari mi stesse simpatica c'erano tutti.

E' stata lei a tenermi in ostaggio tutto questo tempo: con quella sua scrittura affilata e delicatissima, le parole scelte con cura e quei suoi personaggi resi vivi nei dettagli più rotondi. Presenti come persone incontrate davvero: persino oggi che ho finito tutta la saga ne sento la mancanza come di amici partiti troppo in fretta.

Sembrerà che stia un tantino esagerando, ma si potrebbe davvero scrivere una tesi di laurea sui temi di fondo di questi libri. Contrabbandati dietro una storia epica, che attraversa i secoli di una terra fantastica, scandita dal clamore delle battaglie nella più classica lotta tra il bene e il male. Ma sotto, in trasparenza, senza una sola riga retorica o moraleggiante, ci sono riferimenti storici e politici precisi, che come accade solo in casi rari e preziosi si astraggono completamente da storia e politica per diventare vicende squisitamente umane. Nel senso più radicale, profondo e significativo. Che ci riguarda tutti.
Certo c'è il ricordo dolente delle stelle di David nel giallo che vestono gli elfi perseguitati, ma il dolore di quel popolo va oltre: precipita in dolore e ingiustizia per antonomasia, che valgono per tutti e tutti coinvolgono.
Certo c'è l'eco degli atti terroristici più biechi e spietati, quelli che coinvolgono i bambini, nel modo spregiudicato con cui gli orchi combattono le loro guerre ottuse; ma, di nuovo, il racconto si astrae da quelli che sono i noti casi di cronaca concreti, per parlare della struttura umana che li regge. La mente umana che si declina lungo crudeltà differenti e sempre tiene in vita un male tanto inspiegabile quanto, apparentemente, invincibile. (E invece si sa, il bene vince sempre, come ho già scritto altrove citando mio padre, inconsapevole eco della de Mari.)

Dietro i personaggi classici del fantasy, dietro elfi, orchi e uomini sempre meno magici, c'è la descrizione dei rapporti umani più importanti, da quello tra fratelli a quello tra amanti, con un riguardo particolare e dolcissimo per quello tra genitori e figli. C'è una consapevolezza certo anche professionale per le dinamiche psichiche con cui madri e padri accompagnano, quando non gettano, i loro figli nel mondo. La psicoterapeuta fa capolino, solida e fondata, dietro descrizioni e dialoghi scritti con una penna magistrale, eppure mai, neppure in una riga, toglie luce o leggerezza alla storia.

Tutta la saga è in fondo, ancora e soprattutto, un inventario accurato dei mali dell'anima; quelli ereditati e ereditari, quelli inspiegabili e quelli più comuni. Mai banali. E insieme ai mali, certo, tutti i beni, le ricchezze e le felicità cui anime sane, o anche solo curate, sanno dare vita.
Tutta la poesia e la bellezza per cui semplicemente vale sempre la pena.

Il primo volume, "L'ultimo elfo", è in realtà un libro per ragazzi, pensato proprio come un "passaggio dal fiabesco al fantasy". Per un adulto resta godibilissimo e veloce, non essenziale a comprendere la storia eppure fondamentale per godersela davvero. Gli altri 5 sono decisamente libri per lettori più cresciuti: i temi sono spessi, i toni a tratti cupi, la loro meraviglia tonda e matura.
Riassumerli è impossibile, oltre che inutile: ridurli all'intreccio è un torto che non meritano.

Leggeteli, fateli leggere, e raccontateli ai vostri bambini.
(E no, la de Mari non mi paga per scriverlo. La pagherei io per scriverne un altro pezzo piuttosto.)


Questo post partecipa con un giorno di anticipo al Venerdì del libro, ma non riesco ad aspettare a pubblicarlo.

25 commenti:

  1. Bentornata!
    Se questi libri sono riusciti a tenerti in ostaggio così tanto, sicuramente valgono una lettura :)

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    1. Condivido ogni parola di quello che hai scritto.. ho letto tutto quanto della Meravigliosa Silvana de Mari e ..ogni volta resto estasiata le parole danzano la musica dell'universo e ti entrano nel cuore. Ho anche avuto la fortuna di stringerle la mano, e che dire ero talmente emozionata che nn ho aperto bocca.. è una persona stupenda sotto ogni punto di vista .

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  2. Sei riuscita ad incuriosirmi. Grazie del suggerimento.Anch'io sono convinta che il fantasy ben fatto possa veicolare valori. Lieta di averti incontrata. .ti seguirò

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  3. Io sono tra quelli che storcono il naso all'idea di leggere storie di elfi e draghi, però ho anche tanta voglia di leggere un libro che mi catturi al punto da essere dispiaciuta quando finisce, cosa che non mi capita da tempo...per cui non escludo di seguire il tuo consiglio! Grazie

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    1. Mah, ora che scrivo dopo aver letto il commento della Povna qui sotto sono un po' esitante. Resta il fatto che io personaggi così ben definiti e una trama così avvincente non avevo la fortuna di incontrarli da un po'. Non ho praticamente dormito per un mese per finirli... Spero proverai e tornerai a dirmi che ne pensi.

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  4. Io amo il fantasy serio e ben fatto al punto che l'ho studiato e ci ho pubblicato sopra libri. Proprio per questo, no, devo dire che la De Mari, come tutto il cosiddetto fantasy italiano, che fa gran fatica a esistere per ragioni cultural-letterarie, non solo non mi piace ma non mi convince. Perché stilisticamente la sua scrittura è povera e, se si parla di letteratura la forma fa sostanza, perché trovo i contenuti molto ovvi, quando non banali, u a riscrittura delle tematiche fantasy di seconda generazione, le varie Brooks e Zimmer Bradley, di per sé già meri epigoni. E perché trovo che quando certi messaggi sono propagandati con una convinzione tale da emergere nella e dalla trama l'intento pedagogico si fa ideologia, una cosa che no cerco nella scrittura di finzione.

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    1. Accipicchia, che batosta che mi dai! E autorevole come ti considero non posso fare altro che mettermela in tasca.
      Anch'io mi stizzisco molto quando trovo elogi sperticati a cose che conosco bene e di cui riconosco lo scarso valore. Prendo atto del tuo punto di vista. Sul "cosiddetto fantasy italiano" andiamo d'accordo, così come condivido la stoccata alle varie Brooks, e però la de Mari continua a sembrarmi molto diversa. Il suo blog e il suo sito mi sembrano tutt'altro che ideologici, a me pare abbia sotto due palle così per dirla in modo elegante.
      A questo punto però devi assolutamente consigliarmi cosa leggere per capirne di più, è evidente che il mio bagaglio Tolkien e Le Guin è troppo scarno! Segnalami anche i tuoi libri per favore, ci terrei davvero. Se preferisci e hai tempo puoi scrivermi in privato.
      Grazie e spero a presto.

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    2. Sai, io credo che avere le due palle così, elemento sul quale non mi permetto di giudicare, non porti necessariamente a saper scrivere o a fare buona letteratura. Gino Strada, per dire, è sicuramente una persona che ha due palle così, ma altrettanto sicuramente Pappagalli verdi non è un libro da alta letteratura. Qui la questione secondo me è più delicata perché usare il fantasy significa, come tu implicitamente notavi, usare un genere che, per come è costruito (poco grigio, e molta lotta bianco/nera bene/male) fa dritto al cuore degli adolescenti in un momento nel quale loro sono più che portati a essere affascinati dagli estremi e a rifiutare i grigi dell'esistenza. Proprio per questo secondo me, anche qualora i messaggi fossero tutti assiologicamente chiari e condivisibili rispetto alla vulgata morale, il fantasy in sé e per sé è un genere da maneggiare con cura, specie se si vuole 'consigliare' (cioè avallare implicitamente con un imprimatur culturalmente autorevole) a scuola. Posto che ogni lettura autonoma va bene e così io mi comporto con miei alunni se dicono di star leggendo qualcosa, altro discorso è consigliare e/o avallare - e in quei casi, anche a domanda di giudizio appassionata, io sono sempre sincera. Nello specifico, quella polarizzazione bene/male presente nei romanzi della De Mari che tu hai chiamato "temi etici", a me sembra semplicistica e non corrispondente al reale. Dimentica il grigio, ciò che in ogni buon fantasy (per me sono pochissimi, e si riducono a due-tre) compare tra le righe e lascia alla fine della storia la consapevolezza che c'è una distinzione molto meno netta tra buoni e cattivi (pensa, banalmente, alla figura di Gollum e il caso è chiuso). Ed è questo il motivo per cui non mi piace, la trovo superficiale, e pericolosa da consigliare, perché rischia di consigliare a degli adolescenti che è giusto pensare di avere la verità in tasca, mentre io vorrei passare loro il concetto che il mondo è assai sfumato e la verità assai, assai relativa nel 97% almeno delle questioni umane. E poi scrive male - con un lessico povero, banale, ripetitivo, moduli stilistici altrettanto ripetitivi e ripetuti. E secondo me come ti dicevo, la forma, in letteratura, fa sostanza. Se non parliamo di altro, di sociologia, per esempio, di pubblicistica, di informazione, ma non dello specifico di letteratura, che deve contenere in sé per essere tale un tasso appropriato di originalità e figuratività. E per questo in un genere così colto profondamente come il fantasy, ma che può essere replicato in maniera apparentemente così facil(ona) vista la elementarità della sua trama, come per l'epica, preferisco di gran lunga una profondità letteraria maggiore in stra-ottima scrittura rispetto a trame ovvie e magari apparentemente mirabolanti che però non veicolano nessun tasso di letterario. (Esattamente come nell'epica: il ciclo epico sarà molto formale rispetto ai due poemi omerici, ma retoricamente grandioso, e alcune delle sue produzioni sono altissima letteratura proprio perché così ben scritta).

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  5. Mi chiedi esempi. In Italia non ce ne sono, secondo me. Sono tutti più che modesti epigoni, dalla Troisi in giù. Per ovvi motivi, tra i quali appunto il fatto che all'Italia è mancata una tradizione colta di ciclo epico/cavalleresco/romanzesco diffusa e medievale che invece c'è stata nel resto dell'Europa, soprattutto norrena. Abbiamo i cantari, certo, ma spesso sono appunto ingenui e mal scritti - ma infatti i canterini sono si sognavano di pubblicare e di chiamarsi grandi letterati, leggevano nelle piazze e nelle osterie trame che erano di proprietà comune e alla quali si dava la giusta consapevolezza letteraria.
    Ma anche nel resto del mondo stante la necessità di strutturazione culturale per scrivere un vero, buon fantasy, non è che secondo me se ne salvino tanti. Oltre a Tolkien, ovviamente il co-fondatore del genere, Lewis, a volte prolisso, ma che comunque scrive in modo divino. Sempre in Inghilterra ti consiglio la trilogia di "Queste oscure materie" di Philip Pullman, veramente, ma veramente una grandissima opera. E poi il solito Michael Ende, che contamina il fantasy con la filosofia tedesca, ma lo fa in modo egregio. Infine, ti cito prevedibilmente Harry Potter, che NON è un fantasy, ma una school-story di un ragazzo che ama leggere i fantasy, ma proprio per questo gioca magistralmente con il genere, in uno stile consapevole e vario e una conoscenza dei modelli, così come una consapevolezza linguistica, da paura.
    Mi scuso per il lungo pappone, così lungo perché, al termine, devo invece purtroppo darti una risposta negativa.E' quella che riguarda i miei libri: in rete e sul blog ci sono come "'povna" ed è stata una scelta precisa che separa la mia attività di scrittura 'ufficiale' (che passa attraverso giusti e doverosi comitati editoriali di controllo e di redazione prima della pubblicazione) dal blog, luogo dove per definizione si può pubblicare tutto senza filtri. Perciò tutto ciò che è della 'povna, online, è a disposizione ed è libero. Ma è della 'povna. La vita editoriale sta saldamente altrove. Però spero di avere risposto ad alcune tue curiosità con questa piccola (?) carrellata.

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    1. Povna, grazie mille di esserti presa il tempo di una così articolata risposta. Lo trovo sempre raro e prezioso, in mezzo alla moltitudine di commenti che tutti spesso lasciamo solo per dire "io c'ero", e lo apprezzo ogni volta moltissimo.
      Capisco la necessità di tenere separato blog e vita editoriale, mi dispiace, ma ha un indiscutibile senso.
      Pullman è in cima alla mia reading list, direi che allora mi butto su quello ora...!
      Continuo a pensare che la severità delle tue critiche alla de Mari sia eccessiva, benché fondata, ma direi che entriamo nel campo del gusto personale a questo punto...
      Infine, mi rendo conto solo ora della leggerezza commessa nello scriverti di "consigliare" i libri ai tuoi allievi. Figlia di un'insegnante di lettere, circondata da amici che insegnano tutti materie umanistiche, dovrei conoscere molto bene la delicatezza che riguarda questo ambito. Sono stata di un'invadenza molto ingenua.

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    2. Non è solo il giudizio personale. E' proprio che scrive male. Il suo blog, prima che per i contenuti (che a me non piacciono) - lo cito per dare ai tuoi lettori che non volessero darle dei soldi comprando i suoi libri, ma volessero farsi un'idea - è illeggibile perché pare scritto da una illetterata (con una certa supponenza dello stile, per di più). Poi se la trama piace a prescindere da stile e ideologia, allora subentra il giudizio personale. Ma secondo me la questione è proprio che è problematico inserire questi romanzi in un canone, ancorché problematico, ancorché in una posizione (ovviamente bassa) della letteratura italiana. E, lo ripeto, basta andare a vedere come scrive sul blog, per rendersi conto... Ovviamente i romanzi sono un po' meglio, ci manca solo che non si abbia un editor, quando si pubblica in certi numeri di copie, ma sotto la buccia si vedono tutti gli stessi difettacci della scrittura 'spontanea' on-line.
      Sul consigliare: io non ho nessun problema a consigliare libri agli alunni, anzi. Lo faccio di mestiere. Ne consiglio 9 all'anno alle mie classi, più quelli ad hoc e l'anno scorso da presidente di maturità ho consigliato a ciascun maturando, al termine del colloquio orale, un libro, e/o una canzone e/o un film che si adattasse a quello che aveva messo in mostra del suo profilo durante i giorni delle prove. Ho problemi a consigliare questo autore (come avrei problemi a consigliare: D'Avenia, Sepulveda, Moccia, Faletti, Volo, Fallaci, Housseini, Bach - per motivi diversissimi tra loro e per citare i primi che mi vengono in mente random), perché un consiglio che viene da me, a scuola, viene da me in quanto prof., e dunque ha un peso e un crisma differente. Housseini l'ho nello stesso tempo regalato a mia nonna novantenne perché sapevo le sarebbe piaciuto, e alla mia alunna Testarda, quando era già ex ho detto di leggere la Fallaci nell'ambito di ragionamenti che facevamo sulla laicità. Ma extra cathedra, in entrambi i casi.

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  6. Ben trovata e come recensione non c'è male, perché io sono una di quelle che di fronte al fantasy storce il naso, ma la figlia sta puntando i piedi... e concordo con questa tua frase: "quando nutrirsi di temi etici attraverso storie appassionanti può fare la differenza nella crescita di un individuo", quindi mi segnerò il titolo o per la figlia (ora ottenne forse è un po' presto, o per me per leggerlo prima;) Grazie!

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    1. Grazie!
      A 8 anni l'ultimo elfo secondo me può andare bene... gli altri meno. Oppure puoi leggerli tu e raccontarli a lei, coma sto facendo io con la mia che si è molto appassionata.
      Se ti butti poi fammi sapere...
      A presto!

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  7. Ciao Why!!
    venivo a dirti che oggi, in questo frangente con bisogno di piccole grandi passioni, ho acquistato l'ultimo elfo, ho letto solo dopo i commenti di povna e non sono pentita! Anzi ora sono intrigata e non vedo l'ora di iniziare :)
    un abbraccio!

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  8. Penso che la povna abbia dato proprio un suo giudizio personale! Non a caso i libri della De Mari sono stati premiati! Premio Andersen.premio Bancarellino ecc condivido pienamente quanto detto da why!!! De Mari meravigliosa!

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  9. Non conosco l'autrice ma mi hai convinto. La leggero di sicuro. Mi piacciono sempre i tuoi commenti e trovo molto interessanti i tuoi post.
    Se mi consigli questa lettura mi fido.
    Raffaella

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  10. Ripasso di qui, intanto ringrazio Squa, Filly e raffaella chi per la fiducia e chi per la condivisione, e aggiungo: me la sono letta e ascoltata ormai quasi tutta questa de Mari, confermo plauso e trasporto e torno a raccomandarla di nuovo e di più. Cercavo quell'ideologia che se la Povna la nominava doveva esserci: se ci intendiamo sul concetto di ideologia come insieme di idee preconcette che danno forma al pensiero, non l'ho trovata. Ho trovato un pensiero molto energico e profondamente spirituale ma anche molto critico: che non ha vergogna di mettersi sotto un cappello religioso con delicatezza e in fondo solo tanta umanità. E ispirare simpatia a un'eretica anticlericale quale pare io sia con tutti i miei dubbi e certo nessuna fede vi assicuro non è cosa facile quando c'è di mezzo la religione.
    E' vero, c'è uno stile non sempre curato, soprattutto sul web: credo tradisca il non essere nativa digitale, non una mancanza di cura. Il senso resta chiaro, chiarissimo. Si ha la netta sensazione che si badi al sodo. E questo mi piace o se non altro mi ispira indulgenza. La comunicazione via web non è il suo forte, ok, potrebbe avere un blog e un sito molto più fighi, ok: e allora? Di blog siti fighissimi che non dicono niente ce ne sono già un sacco.
    Ascoltiamola parlare piuttosto: https://www.youtube.com/watch?v=DZ6lccZyx8I
    Dai Povna, dalle un'altra chance. :-)

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  11. l'ho ascoltata certo, e rimango sempre più affascinata, come te Why,non riesco a farne a meno ormai!!!,La De Mari è tosta, un fiume in piena, ma nello stesso tempo delicata nel trasmettere tutta la sua umanità, il suo amore per il prossimo, ...è un TESORO DA SCOPRIRE!!!

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  12. Ho l'abitudine di studiare le cose abbastanza seriamente. Se dico quello che ho detto non è perché ho letto due righe al bagno, ma, appunto, perché di altre chances ne ho date parecchie.
    Se dire che qualcosa è letteratura significa derogare dai canoni con i quali si fa letteratura, allora ci intendiamo, altrimenti, beh, bisogna intendersi sul significato di "commento personale".
    E ricevere dei premi, lo Strega parla per tutti, non è certo garanzia di qualità. Non farei leggere ai miei alunni i Numeri primi o Piperno o la Mazzucco. E parliamo di prodotti editoriale costruiti e scritti, benché standard, ben meglio della De Mari.

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  13. Niente, non ce la facciamo..va beh, me ne farò una ragione! :) quello che mi resta inspiegabile è il fatto che su tutto il resto e gli altri nomi che citi siamo in assoluta sintonia.. Tra l'altro ho appena iniziato pullman e già ti devo ringraziare. (Pullman che poi ha speso parole molto positive sul pomo della nostra discordia!)
    Grazie di prenderti il tempo e la briga di rispondermi, lo apprezzo sempre molto. Alla prossima, sperando ci trovi più allineate.

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    1. non voglio entrare in polemica! Se non piace non piace!!!, rispetto il suo gusto. voglio solo aggiungere questo che ho letto tantissime recensioni fatte da ragazzi per la maggior parte,(ma anche adulti) sinceramente gli apprezzamenti e i ringraziamenti fatti alla De Mari scrittrice sono a dir poco commoventi, lodevoli, qualcuno vorrebbe vedere anche dei films su i suoi libri.!! chiudo

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    2. Ma trovarsi allineate non è un valore di per sé, secondo me, tranquilla! Pullman ero abbastanza sicura che ti sarebbe piaciuto, in sé e per sé e poi è un autore così British in sottofondo che non può che essere apprezzato in questo quid in più da chi questa cultura la vive in maniera quotidiana. Sul resto, secondo me la questione sta tutta nella prevalenza data nel fantasy al contenuto rispetto alla forma (tranne appunto nei suoi esponenti più alti): per me questo è decisivo, per altri meno. Volevo solo specificare (e rispondo a Filly) che l'aggettivo "decisivo" si applica alla me che scrive di letteratura giovanile, e non solo alla me che è, come si dice in gergo, "lettore semantico". Poi, come ho detto sopra, meglio leggere anche Volo e Moccia (o D'Avenia) piuttosto che non leggere. E ci sono su di loro tantissime recensioni fatte da ragazzi che mi servono a capire dove sta andando la costruzione dei narratari giovani contemporanei nell'ambito della sociologia della letteratura. Io però Moccia, Volo e D'Avenia a scuola non li consiglio ugualmente. E vedo che quando faccio leggere La Tempesta, spiegandola, poi chissà come è ma piace assai di più, e il 75% dei ragazzi è in grado di riconoscere che 7/10 della letteratura successiva di avventura e isola nasce rielaborando le invenzioni di Shakespeare in stereotipo banalizzato. Sugli apprezzamenti di Pullman, onestamente in lingua inglese non ho trovato niente di circostanziato e argomentato al riguardo. Ho presente, questo sì, l'eterna bandella che circola in ogni sito sulla De Mari, la quale è un po' apodittica per essere presa come "parere favorevole" sulla sua letteratura, direi. In ogni caso direi che queste parole di Pullman, che deprezzano il messaggio a vantaggio della meraviglia del make-believe, sono quanto di più lontano dal modo di porsi nello specifico letterario della De Mari:
      As a passionate believer in the democracy of reading, I don't think it's the task of the author of a book to tell the reader what it means.
      The meaning of a story emerges in the meeting between the words on the page and the thoughts in the reader's mind. So when people ask me what I meant by this story, or what was the message I was trying to convey in that one, I have to explain that I'm not going to explain.
      Anyway, I'm not in the message business; I'm in the “Once upon a time” business.

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  14. https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=NLZW3hQyoF8

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