martedì 1 aprile 2014

Ingombranti come genitori




Spostarsi di lato, quando il figlio è settato sul mood "provoca l'avversario finchè non vedi uscire fumo dalle orecchie", è l'unica cosa che funziona e quella più difficile. Siccome di fumo dalle orecchie qui, in passato, ne è uscito parecchio, so di cosa parlo.
Siamo presenze ingombranti, ammettiamolo. Alti almeno il doppio di loro, deteniamo il potere assoluto su ogni cosa si faccia, si mangi, si veda e si compri in casa. Facciamo cose ai loro occhi inspiegabili e parliamo lingue complesse senza nemmeno la garanzia di articolare cose sempre del tutto coerenti. Diciamo parole che a loro è vietato ripetere.  Siamo strati e strati di azioni e pensieri che ci portiamo addosso senza nemmeno saperlo più e di cui loro invece percepiscono con chiarezza la confusione senza saperne dare conto. Dobbiamo essere abbastanza spaventosi.
A pensarci bene, hanno anche le loro ragioni a cercare di farci sbroccare. Credo sia lo stesso principio per cui da più piccoli prendono un gioco e lo sbattono con forza sul pavimento fino a spaccarlo in due: vediamo cosa c'è dentro. Solo che ora a dover essere sezionate sono la testa e l'anima della mamma.
La fatica che mi sfinisce di più è prendermi il tempo di lasciarglielo fare e trovare le parole e il tono per deviare il fumo prima che esca dalle orecchie. Però lo faccio. Non ho un (altro) lavoro, tanto vale tentare di fare questo al meglio delle mie possibilità. Hai bisogno di vedere cosa esce dalla mamma se la sbatti contro il muro fino a farci un buco? Ecco: parole. Parole scelte e parole sentite davvero. Non ho mai creduto in qualcosa così decisamente come da quando parlo ai miei figli. Parlare davvero è molto più che dire cose. Ho scoperto in cosa credo davvero; ho scoperto cosa voglio che rimanga di me. Ho scoperto anche cosa volevano dire un sacco di cose che mi diceva mia mamma...ma non lo ammetterò mai fuori di qui.
Quando ho smesso di pretendere obbedienza ho ottenuto attenzione vera. E' stata una rivelazione.
Quando ho smesso di urlare -e oggi (fatte salve rare dovute eccezioni che siamo pur sempre esseri umani e non robots) sono due anni che non capita più- le situazioni in cui avrei urlato sono diminuite in modo drastico. Mettersi di lato. Uscire dal campo di battaglia e rimandare il confronto a un momento neutro. Più si parla a sti figli più ci ascoltano. Più gli si dicono verità semplici senza paternalismi più le tengono con sé. Resto sempre sbalordita dal numero di balle che sento raccontare ai bambini. Quanto più piccole e falsamente ingenue appaiono tanto più macroscopica me ne sembra l'idiozia. Se non sai portarlo via dal parco senza trincerarti dietro una fantomatica guardia in arrivo...ecco, qualche domandina me la farei. Rispettarli, con tutta la fatica che fanno a stare dietro a noi e al mondo, mi sembra abbastanza il minimo.
Spostarsi gli lascia il tempo di esprimere quell'emozione che hanno dentro e neanche loro hanno capito che cos'è; quando poi sarà uscita potremo rimaneggiarla e capirla. Siamo ingombranti, ma possiamo essere flessibili e soprattutto lasciare che le cose su di noi rimbalzino perdendo forza e aumentando di senso. Non viceversa.
Mettermi di lato nello scontro ha reso vano lo scontro. E' stato anche un po' mettermi di lato nelle cose: che non è mettersi da parte, però togliersi dal centro...quello sì. Lasciare spazio a loro.
Poi però alla sera, quando loro sono a letto, al centro ci torno volentieri: io non credo di essere una persona bella come mi vede mia figlia, ma tengo volentieri il segreto per me.




12 commenti:

  1. io purtroppo, soprattutto quando la fatica crea ingorghi, e con una doppietta così ravvicinata accade spesso (hanno venti mesi di differenza...due gemelli in leggera differita praticamente), io spesso la sera vado a letto con l'orrida sensazione che mia figlia non mi veda sempre come una bella persona.
    allora faccio un respiro profondo, piango un po' la mia stanchezza, che quando si fa liquida scorre via più facile. e ritrovo la rotta.
    a volte per settimane intere tutto sembra governato da calma, armonia e dialogo. e mi dico "ecco vedi, è semplice no?".
    peccato che poi me ne dimentico.
    dici cose vere, giuste e sensate. che andrebbero tenute sempre a mente.

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    1. beh, con due bambini di 20 mesi di differenza tu giochi un campionato ben più sfidante! mail che leggo il tuo blog la vedo la calma che hai, l'energia che ci metti e la luce che porti sai? gli ingorghi della fatica sono in agguato per tutte: secondo me essere in grado di arginarli almeno qualche volta è un gran risultato di cui essere ben fiere!

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  2. Mi sa che devo cominciare a capire da che parte spostarmi, perchè ultimamente mi capita di urlare al nano di non urlare con ovvio senso del ridicolo.

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    1. Ahaha, lo dici in modo tanto carino quanto reale! non che io riesca a spostarmi proprio sempre, eh, a volte più che spostarmi me ne vado proprio. :-)

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  3. Uscire dal campo di battaglia. Razionalmente capisco che sia la cosa più giusta da fare, ma ad utilizzarla nella pratica non ho ancora imparato bene. Purtroppo con il mio primogenito mi scontro spesso sul fatto che sono umana anch'io. Nei giorni in cui si alza con il chiaro intento di protestare e provocare tutto il giorno, mi è ancora molto difficile arrivare a sera senza cedere alle urla. Io che prima di diventare madre non sapevo nemmeno come si facesse ad urlare...

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    1. sono dei maestri assoluti nell'arte di portarci al limite. non c'è dubbio.

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  4. Io sono in una situazione simile a quella di MammainOriente, mai stata una combattente ma ci sono giorni che con mio figlio non riesco proprio a spostarmi dalla battaglia.
    Poi certo negli anni ho affinato qualche tecnica e la lotta diminuisce sempre di più eppure sono ben lontano dalla bella consapevolezza che leggo qui.
    Devi assolutamente fare anche la parte 2 e magari la 3 di questo post, con dettagli su modalità di uscita dal campo, non scherzo!

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    1. "bella consapevolezza" è un complimento meraviglioso dichi ti ringrazio. molto immeritato, ma me lo prendo lo stesso. guarda, se avessi qualcosa da insegnare in materia probabilmente sarei miliardaria! Altro che parte 2 e 3...qui si avanza per tentativi ed errori come tutte... più che tecniche pedagogiche secondo me si applicano tecniche yoga: respiraaaaaareeeeee. il tuo alessandro poi mi sembra uno splendido osso duro...
      un abbraccio marzia

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  5. Ciao Why,

    carico di spunti e belle riflessioni questo tuo post: soprattutto questa cosa dello smettere di gridare, che epr te è stata una rivelazione.
    La voglio anch'io!

    Nel frattempo volevo dirti che ho risposto - seppur con grande ritardo- al tuo commento da me sulla questione della spiritualità, della religione, e del come tentare un equilibrio tra il non buttare via il bambino con l'acqua sporca- come dici tu- e il rifiuto di una spiritualità intesa solo come religione, con annessi e connessi dogmatici. Insomma farli crescere contemporaneamente con un quadro vario, anche complesso magari, di quello che è il pensiero religioso, senza abnegarli ad un credo preconcetto.
    Hum.
    Non credo di essere stata chiara, ma insomma voelvo dirti che ti ho risposto di là.

    =)

    Susibita

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    1. grazie susibita, anche di avermi avvisata della risposta di là. inesauribile tema...

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  6. Ecco ora stampo questo tuo post, White, e me lo attacco al frigo!

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    1. Al prossimo caffè me lo fai rileggere eh! questa fase illuminata passerà presto, si sa.
      Ciao cara. Pseudonimo eccellente!

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