Su quell'orologino avevamo già sprecato parole ed energie, che pareva fosse il desiderio più ardente della terra. Io sono una di quelle che stanno dalla parte del desiderio, convinte che nell'attesa risieda buona parte del piacere e che quelle stelle a cui l'etimologia della parola si riferisce (de-sidera) un po' di magia nella parola ce l'abbiano lasciata.
E' per tutte queste mie elucubrazioni, e molte altre a dire il vero, che tutto quello che faccio con te e per te si spalma su strati di significati che me lo rendono magico e speciale. Ma anche costantemente sotto lo scacco delle responsabilità.
Così comprarti quell'orologino oggi è stato per me "comprarti il tuo primo orologio", faccenda seria e speciale, soprattutto perché te lo sei guadagnata leggendo con precisione le 4.20 che io nemmeno sapevo avessi imparato. Ben più serio e meno speciale è stato il tuo pianto isterico all'uscita del negozio, quando dopo avermi assicurato che era proprio l'orologio che desideravi hai stabilito che però non era pink. E la cosa è degenerata.
Trattasi di figlia immensamente viziata o di desiderio infantile che ha anteposto l'evitare un'attesa al colore preferito, salvo poi rendersene conto e pentirsene?
Me lo chiedo, mentre mi chiedo anche se non ti stia trattando a volte come se la tua età non implicasse necessariamente indecisione e scarsa previsione delle conseguenze; come se tu potessi già essere quella donnina calma e razionale che ti auguro di diventare. Uso con te parole da grandi, ti spiego risvolti e sfumature su cui tu fai domande ed elabori mentre con delicatezza provo a farti intravedere simboli e profondità.
Poi ti accorgi che tutto questo non è pink, e mi riporti lì, al livello successivo. Che devo ancora capire se di tutti gli strati è il più profondo o più superficiale.
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